La lotteria | Shirley Jackson apre il Bright Lights Bookclub

21 December 2021

La prima tappa del gruppo di lettura Brightlights è stato un piccolo paesino del New England, precisamente Bennington. Qui infatti, nel 1948, Shirley Jackson scrive, e probabilmente ambienta, uno dei suoi più celebri racconti: La lotteria.

Per la versione italiana si è fatto riferimento all’edizione Adelphi 2007, che raccoglie sotto questo titolo 4 racconti. Sempre Adelphi nel 2019 ha pubblicato un graphic novel che mantiene intatta la tensione dell’originale e la riveste di grandi squarci visivi sull’America rurale degli anni Quaranta. L’autore è Miles Hyman, pittore, illustratore, fumettista. I suoi disegni sono stati pubblicati sulle più importanti testate internazionali, dal New York Times a Le Monde, ed esposti in gallerie di tutto il mondo, ma ha riflettuto per anni prima di adattare La lotteria. Perché Shirley Jackson era sua nonna.

Oggi riconosciuta come una delle autrici più incisive del gotico americano, Shirley Jackson, scrittrice e giornalista statunitense, ha esordito scrivendo per il prestigioso «The New Yorker» nel 1948.

Oltre a essere stata una grande scrittrice, Jackson è stata anche una figura tormentata, divisa tra il suo ruolo pubblico di madre e moglie di un professore (Stanley Hyman, docente universitario piuttosto in vista nella piccola città-campus di Bennington) e quello di scrittrice. Per gran parte della sua vita Jackson soffrì di periodi di depressione e apatia, insieme a problemi di abuso di alcol e farmaci e una crescente agorafobia, che la portarono, negli ultimi anni, a non uscire di casa per settimane intere, fino a una morte prematura a soli quarantotto anni. Gran parte delle storie di Shirley Jackson ruota intorno alla famiglia, ai riti sociali, alla casa, al college come a strutture chiuse, claustrofobiche. La casa, nello specifico, diviene spesso letteralmente una prigione per i personaggi.

Pur essendo spesso definita una scrittrice gotica o dell’orrore va sottolineato che la fonte di inquietudine, nelle sue storie, raramente è da riferirsi a un elemento apertamente soprannaturale, quanto alle dinamiche morbose che prendono piede tra conoscenti, familiari, amici.

La lotteria è una storia su come le convenzioni sociali possono nascondere la natura più brutale delle persone. A volte le cose peggiori vengono mascherate dalle tradizioni, e gli uomini comuni diventano mostruosi.

Quando il New Yorker la pubblicò, il 26 giugno del 1948, non si aspettava la reazione che avrebbe scatenato. Centinaia di lettori telefonarono in redazione per chiedere spiegazioni, minacciarono di disdire l’abbonamento alla rivista. La maggior parte, però, voleva capire cosa significasse davvero quel racconto che aveva suscitato la curiosità spaventata di molti lettori che l’avevano presa per un resoconto di fatti reali.

Durante il primo incontro del gruppo di lettura è emerso un vivace dibattito in cui sono emersi tanti spunti di riflessione.

La lotteria, il primo racconto, quello più famoso, si legge in pochissimo tempo dal momento che non è più lungo di venti pagine eppure riesce ad essere incredibilmente agghiacciante, a riassumere con frasi brevi e toni garbati, la crudeltà umana, il “mors tua vita mea”, il concetto simbolizzato dall’espressione de “la banalità del male”.

La lotteria – inizia in sordina, raccontando con semplicità la vita di una cittadina “normale” alle prese con la lotteria appunto. Gli elementi insani emergono pian piano con la scoperta dei meccanismi della selezione: chi estrae, la scelta di un membro a famiglia, il malcontento e le dicerie.

L’autrice suggerisce alla nostra fantasia inizialmente una immagine classica, di respiro rurale, per poi smontare pezzo a pezzo la nostra costruzione idilliaca e piazzarci una sorpresa destabilizzante.

Le storie presenti nella raccolta trasmettono ansia e inquietudine, forti della penna di Jackson che ha uno stile semplice ma riesce alla perfezione a incarnare l’orrore nella normale umanità, nelle piccole cose quotidiane o che possono vivere tutti.

È questa la forza di tutti questi racconti: mostrare i fantasmi dietro situazioni abbastanza comuni, semplici, che si possono rintracciare nella vita delle persone normali e che forse terrorizzano di più per questo, perché questi mostri nonostante non siano reali e presi da un immaginario fantastico sono vicini al nostro mondo.

Altre considerazioni si sono focalizzate sull’aspetto storico dell’epoca. Anche se l’autrice non lo dichiara apertamente, sono indubbi i riferimenti alla discriminazione su base etnica, in particolare contro le comunità afro-americana e ebraica, in pieno vigore all’epoca in cui il racconto fu scritto e pubblicato. La violenza immotivata contro una vittima usata come capro espiatorio evoca inequivocabilmente alcuni aspetti specifici come appunto l’antisemitismo, di cui peraltro la stessa autrice ne fu in parte vittima sia per l’opposizione da parte dei suoi genitori al matrimonio con il critico letterario Stanley Hyman, di origine ebreo ortodosse, sia per gli atti di discriminazione subite nella cittadina in cui si stabilirono nel New England, quando la loro casa fu vandalizzata con dei graffiti antisemiti. Analogo discorso si può fare per i linciaggi dei neri tanto che il libro fu vietato in Sud Africa rendendo contenta la Jackson, secondo quanto riferito dal marito, in quanto conferma del fatto che il suo messaggio fosse stato compreso.


Ricordiamo a chi volesse partecipare o aggiungersi al gruppo i seguenti link:


 

Materiali di approfondimento di cui abbiamo parlato durante il primo incontro:


Per chi avesse perso il primo incontro, su Spotify è disponibile la registrazione audio nel Podcast BRIGHT LIGHTS BOOKCLUB

https://open.spotify.com/episode/25NASdyGJyjMWCOgSJhvCz?si=SD-u6MiKTlC8EGXbn3CZQw

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