Green finance, il cammino verso la sostenibilità

Di Carola Franchino

La sfida della trasformazione della finanza in chiave sostenibile si è delineata negli ultimi decenni, con un’importante accelerazione nell’ultimo anno, in seguito alla pandemia. Ma questo percorso verso un’economia verde, oggi al centro delle priorità, è ancora in divenire. Come è possibile coniugare l’andamento del mercato e la necessità di una transizione verso una green finance? Quali gli strumenti e le policy per renderla possibile?

Per illustrare e discutere i tratti fondamentali di questo panorama, lo scorso 29 aprile il Centro Studi Americani ha inaugurato il Green Bridge, filone dedicato alla sostenibilità, con l’incontro “Green finance: the path towards a sustainable economy”. L’evento è stato introdotto dall’intervento di Robert Stavins, A. J. Meyer Professor of Energy & Economic Development della Harvard Kennedy School, che ha richiamato l’attenzione sui cambiamenti che avverranno nell’ambito della politica del clima americana con l’avvento dell’amministrazione Biden.

La quantità di emissioni di CO2, su scala globale, si pone come elemento indipendente rispetto alla provenienza delle stesse: l’impatto generato incide infatti sul pianeta senza differenziazioni. Contemporaneamente però, quando un Paese agisce, i benefici in termine di clima sono condivisi, nonostante i costi delle politiche volte ad una transizione green ricadano sulle singole giurisdizioni. La necessità di una cooperazione tra Paesi si pone al centro del dibattito: proprio in quest’ottica, il 20 gennaio il presidente Biden ha avviato la procedura di rientro degli USA negli Accordi di Parigi, avente effetto dal 19 febbraio.

Tuttavia, questo processo non può considerarsi concluso, perché la fase che metterà alla prova gli Stati Uniti è l’elaborazione di un Nationally Determined Contribution (NDC) ai sensi degli Accordi di Parigi che risponda a due requisiti: deve essere ambizioso e credibile. La prima condizione è stata soddisfatta, con una riduzione programmata delle emissioni di gas serra pari al  50-52% entro il 2030, sorpassando il 26-28% dell’amministrazione Obama. Più complicato invece incontrare la seconda condizione. Sono assenti prospettive valide, sostiene il professor Stavins: affinché un obiettivo così ambizioso sia raggiungibile servirebbe una politica climatica aggressiva.

Il primo panel, coordinato da Silvia Pavoni di The Banker, Financial Times, ha discusso il ruolo che la finanza può avere nell’accelerazione della transizione verso un’economia verde, analizzando le policy e gli strumenti messi a disposizione. La finanza ha assunto un ruolo centrale nella transizione a partire dal momento in cui ci si è resi conto che la sua funzione di amplificatore poteva aiutare attraverso la proposta di strumenti di mitigazione, ha espresso Ivan Faiella, Direttore e Coordinatore della Task Force per la Finanza Sostenibile per il G20, Banca d’Italia. L’opportunità che questo sistema costituisce può superare gli ostacoli posti dal deficit informativo in materia di connessione tra impatto climatico, economia e finanza. L’obiettivo per il sistema finanziario è dunque quello di trovare un coordinamento internazionale per far fronte all’esternalità globale del cambiamento climatico: policy consistenti e di lungo termine possono tradurre le intenzioni di realizzazione in azioni.

Recentemente, con la situazione generata dalla pandemia, si immaginava che il mercato dei capitali avrebbe risentito della crisi, nello specifico per i bond tematici. Al contrario di ogni previsione, però, si è presentato lo scenario opposto: l’ambiente e gli asset sociali sono stati identificati come simbolo di una governance efficace e trasparente. Così Maria Netto, Financial Institutions Lead Specialist della Inter-American Development Bank, spiega come gli investitori abbiano ricercato opportunità green e volte alla sostenibilità. Le banche multilaterali, in questo, possono offrire il loro contributo aiutando i Paesi più colpiti dalla crisi con l’emissione di green bond, coniugando la necessità di risorse e l’implementazione di progetti green.

Tra gli obiettivi principali per il futuro prossimo, sicuramente emerge l’urgenza di affrontare la crisi sanitaria e di fornire sollievo alle imprese e ai lavoratori colpiti, senza però mettere in secondo piano le emissioni e il clima. Quali le azioni da intraprendere? I punti salienti evidenziati da Laura Piovesan, Director of Sustainability della European Investment Bank, prevedono innanzitutto uno stretto allineamento delle politiche pubbliche agli obiettivi climatici, la necessità di orientare gli investimenti verso settori e tecnologie in grado di accelerare la transizione, evitando di investire in infrastrutture ad alta intensità di carbonio, e da ultimo costruire la capacità di affrontare nel migliore dei modi le conseguenze del cambiamento climatico. La European Investment Bank, prima istituzione finanziaria ad essersi allineata ai parametri degli Accordi di Parigi, persegue a tale scopo una strategia di sostenibilità in cui ha avuto il ruolo di apripista con l’emissione di green bond a partire dal 2007. Siamo ancora in tempo per invertire la rotta in termini di investimenti, a fronte di una risposta coordinata a livello internazionale.

Il secondo panel della conferenza, coordinato da Giovanni Antonelli, ha analizzato la realtà delle corporate, rilevanti tra i non-state actors per il ruolo che spesso hanno ricoperto nell’anticipazione di soluzioni poi accolte in sede istituzionale. Come è possibile, attraverso la finanza green, realizzare un business che persegua obiettivi di sostenibilità?

L’approccio al green per un’azienda costituisce un orientamento strategico alla protezione del valore della corporate stessa per gli azionisti nel lungo periodo. Per Acea, multiutility del settore idrico ed energetico, la finanza sostenibile si è affermata nel corso di quest’anno, con l’emissione del primo green bond, spiega Alessandro Catalani, Head of Finance di Gruppo Acea, insieme con la creazione di un piano con dei target di sostenibilità. Nell’ambito del settore energetico, anche per attori come Enel la green finance rappresenta un valore, quando comunica con il business. Nicole Della Vedova, Head of Corporate Finance di Enel, ha espresso l’evoluzione del cammino della corporate verso una finanza sostenibile, iniziato nel 2017 con l’emissione di 3 miliardi e mezzo di green bond nei primi due anni, proseguito con i sustainability-linked bond, in una logica di strategia che ha giocato un importante ruolo.

I progetti di sostenibilità richiedono un periodo di estensione sufficientemente ampio affinché possano essere effettivi: da questa visione, condivisa da corporate quali A2a e Terna, emergono strategie che guardano ad obiettivi ambiziosi negli anni. Il percorso illustrato da Patricia Gentile, Head of Group Finance di A2a, trova origine nel 2009, sviluppandosi fino al primo green financial framework e al primo green bond del 2019; in seguito, ad inizio 2021, anno chiave, la creazione di un piano strategico a 10 anni. Per compiere la transizione verso un’economia sostenibile, afferma Omar Al Bayaty, Head of Investor Relations di Terna, è necessario proseguire il cammino intrapreso verso la sostenibilità, alla luce del crescente allineamento tra interessi degli investitori e obiettivi di decarbonizzazione.

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