Esperto Banksy replica a Metamorfosi: falsi non vengono da Dismaland

Roma, 21 mar. (askanews) – Il curatore ed esperto dell’artista Banksy, Stefano Antonelli, ha deciso di replicare in una nota alle dichiarazioni rilasciate alla stampa da membri della società Metamorfosi Eventi srl, organizzatori delle mostre presso il Museo M9 di Mestre e al Complesso espositivo magazzini del Sale di Cervia.

“Mi corre l’obbligo di segnalare che contrariamente a quanto affermato pubblicamente dal Sig. Folena in questi giorni attraverso diversi media, le tre opere che ho indicato come false opere di Banksy presso le autorità competenti, non provengono in alcun modo dall’evento denominato ‘Dismaland’, non sono in alcun modo legate a tale evento, e non sono mai state vendute, distribuite, o solo presenti in tale evento opere come le tre esposte dai due curatori presso le mostre di Mestre e Cervia, oggetto della mia segnalazione. Non esistono certificati ‘Dismaland’, non esistono opere di Banksy con timbri ‘Dismaland'”.

“La società Metamorfosi sostiene che io dica falsità, ne sarei felice, poiché se io dico il falso, allora quelle opere sono vere, e quindi abbiamo scoperto tre nuovi Banksy da milioni di euro. Purtroppo però si tratta di falsi clamorosi e difatti, fino ad ora non hanno fornito alla stampa le certificazioni in grado di smentirmi”, si legge nella nota.

“La società Metamorfosi sostiene che io sia aduso a questi comportamenti, lo confermo, ogni volta che trovo un falso lo segnalo alle autorità competenti, segnalo invece che la società Metamorfosi è adusa a condotte riprovevoli, come la mostra di falsi Basquiat che mi chiesero di curare per loro nell’aprile 2022, due mesi dopo l’FBI sequestrò le opere e il museo licenziò colui che mi fu presentato come loro amico, il direttore del museo, Aaron DeGroft. Come sa benissimo il sig. Folena che si è occupato di organizzare le mie mostre su Banksy dal 2018 al 2022, sono uno studioso, catalogo le opere degli artisti che mi interessano e ne studio i percorsi”, scrive Antonelli.

“Se in un catalogo di un museo pubblico, uno studioso trova catalogate come vere delle opere false, egli lo segnala ai Carabinieri Nucleo Tutela Patrimonio Culturale che ha propriamente lo scopo di tutelare il lavoro dei tanti professionisti, studiosi e il pubblico stesso, da condotte come quelle messe in atto dalla società di Folena, non si tratta di un fatto privato, ma di un fatto culturale”, conclude.

(Immagine dalla mostra “The World of Banksy – The immersive experience”, Milano, 2021)