Eurozona, indice PMI: economia quasi stabile, calo marginale

Roma, 21 mar. (askanews) – L’attività economica dell’eurozona ha indicato valori quasi stabili, in base ai dati provvisori dell’indagine PMI di marzo, diffusi oggi da S&P Global, che hanno registrato solo un calo marginale della produzione di beni e servizi. La modesta ripresa del settore terziario ha preso vigore, ed è stata accompagnata da un declino più debole della produzione manifatturiera. Tuttavia, le attuali contrazioni riportate in Francia e Germania hanno controbilanciato la maggiore ripresa del resto dell’eurozona, segnalando un quadro economico non uniforme.

C’è stato calo più lento degli ordini e il miglioramento della fiducia nei prossimi 12 mesi, quest’ultima salita al valore più alto in 13 mesi. Dopo i ritardi registrati sulla tratta del Mar Rosso all’inizio dell’anno, anche i tempi di consegna dei fornitori hanno continuato a migliorare, facilitando maggiormente la riduzione dei costi manifatturieri. L’inflazione dei prezzi di acquisto e di vendita sostenuti dal terziario e’ nel frattempo rimasta elevata rispetto alla media storica a causa della crescita delle spese salariali. Detto ciò, gli aumenti sono diminuiti e in parte hanno alleggerito la pressione sull’inflazione dei prezzi di vendita.

L’Indice destagionalizzato HCOB PMI Flash della Produzione Composita dell’eurozona, calcolato in base a circa l’85% delle risposte finali dell’indagine e redatto da S&P Global, è salito a marzo a 49.9 da 49.2 di febbraio. Il declino di marzo, nonostante segnali il decimo mese consecutivo di calo della produzione, è solo marginale e quello di minore portata da giugno scorso, indicando una quasi stabilizzazione della produzione. Il flusso dei nuovi ordini ha segnalato la più lenta contrazione in dieci mesi ed il lavoro inevaso ha registrato il minor tasso di riduzione in nove mesi.

Le condizioni economiche hanno tuttavia riportato dati dissimili nei paesi dell’eurozona, sia a livello nazionale che di settore.

A marzo, la produzione manifatturiera dell’eurozona è diminuita per il dodicesimo mese consecutivo, e ad un tasso solo leggermente piu’ debole ma che ha prolungato di un altro mese il forte andamento di contrazione. Allo stesso modo, il calo dei nuovi ordini di beni è stato elevato rispetto alla media storica, considerando però che, dopo la moderazione registrata nei cinque mesi precedenti, ha indicato il valore minore in un anno.

Al contrario e dopo sei mesi di calo, l’attività economica terziaria di marzo è aumentata per il secondo mese consecutivo, segnando un tasso di espansione piu’ forte rispetto al valore marginale di febbraio, e toccando il rialzo piu’ forte da giugno dello scorso anno. Il tasso complessivo di crescita dei servizi e’ tuttavia rimasto notevolmente al di sotto di quello di marzo 2023, poiché nel corso di questo mese il rialzo dei nuovi ordini è stato solo leggero. L’incremento del flusso di nuovi ordini è stato comunque il primo dallo scorso giugno.

Dopo due mesi di marginale calo a fine 2023, segnala ancora il comunicato di S&P Global,m i livelli occupazionali di marzo hanno indicato un aumento e per il terzo mese consecutivo, anche se rallentato ad un valore molto modesto. Si è registrata una maggiore perdita di posti di lavoro nel manifatturiero e un contemporaneo rallentamento della creazione occupazionale nel terziario. La diminuzione degli organici del settore industriale è stata notevole ed ha indicato per la seconda volta il valore maggiore da agosto 2020. A livello nazionale, sia in Germania che in Francia sono state riportate nuove e leggere riduzioni di personale, mentre nel resto dell’eurozona si sono registrate nuove assunzioni soprattutto nel terziario, anche se a tasso ridotto viste in parte le carenze di manodopera.

L’attuale sofferenza del settore manifatturiero è di nuovo risultata evidente dalla continua forte riduzione dell’acquisto di fattori produttivi da parte delle aziende, che a loro volta hanno indicato il calo più elevato di scorte da dicembre (ed il secondo maggiore da novembre 2012). Il risvolto positivo del minore livello di acquisto di fattori produttivi è stata la minore pressione sulla catena di approvvigionamento. Dopo il primo allungamento in un anno registrato a gennaio a causa delle interruzioni del traffico marittimo sul mar Rosso, i tempi di consegna di marzo si sono ridotti per il secondo mese consecutivo, indicando cosi’ un alleviamento dei disagi della catena logistica.

La pressione sui prezzi registrata durante l’indagine condotta a marzo è diminuita, restando però elevata rispetto alla media pre-pandemica. A marzo, dopo l’accelerazione registrata nei due mesi precedenti, l’aumento medio dei prezzi di acquisto rilevato dai settori manifatturiero e terziario è diminuito segnando il più basso ritmo di inflazione complessiva dei costi in tre mesi.

Se la continua contrazione dei costi manifatturieri ha avvicinato l’inflazione dei prezzi di acquisto ai livelli medi pre-pandemici, l’aumento dei prezzi del settore terziario, anche se a marzoè rallentato, è stato nettamente superiore alla tendenza pre-Covid. I maggiori costi affrontati dal terziario sono stati spesso collegati all’aumento dei salari. Registrando a marzo la prima riduzione in cinque mesi e dopo aver toccato a febbraio un picco di rialzo in nove mesi, anche l’inflazione dei prezzi di vendita è diminuita.

Nell’indagine di marzo, continua ancora S&P Global, le previsioni sui prossimi 12 mesi sono migliorate per il sesto mese consecutivo, segnalando il livello più elevato di ottimismo da febbraio dell’anno scorso. La fiducia ha toccato un picco di rialzo in 23 mesi nel settore terziario, evidenziando l’ulteriore ripresa rispetto ai minimi di settembre, mentre il manifatturiero è scivolato ancora più in basso, mantenendosi però maggiore rispetto ai livelli di fine 2023.

I recenti mesi hanno osservato un miglioramento dell’ottimismo delle aziende grazie soprattutto alle previsioni di tassi di interessi piu’ bassi e di una moderazione del costo della vita. Restano tuttavia le preoccupazioni sulle tante incertezze economiche causate dalle attuali tensioni geopolitiche e da un persistente caro prezzi.