Giappone, da oggi riunione BoJ: verso uscita da tassi negativi

Roma, 18 mar. (askanews) – E’ un momento cruciale per l’economia giapponese e questo è stato oggi rispecchiato anche dall’andamento della Borsa di Tokyo, il cui indice Nikkei è salito a 39.740,44 yen, con un balzo in avanti fino al 2,67%. Questo nel primo giorno di riunione del Consiglio monetario della Banca del Giappone (BoJ), che potrebbe chiudere la lunga fase di tassi negativi durato dal 2016, e all’indomani delle notizie incoraggianti provenienti dallo “shunto” (“battaglia di primavera”), cioè le tradizionali trattative salariali tra le parti sociali, che hanno portato ai più importanti rialzi delle retribuzioni da 30 anni a questa parte, cioè dai tempi della “bubble economy”.

Lo yen, in giornata, si è indebolito contro il dollaro a 149,32, un livello che favorisce in particolare le aziende esportatrici, ma rende più onerosa l’importazione di materie prime per un paese che è povero di questo tipo di risorse.

La banca centrale ha iniziato oggi la sua riunione, che dovrebbe finire domani. Nikkei ha sostenuto che i policy-maker della BoJ potrebbero aumentare i tassi in questa riunione dello 0,1%, in vista di aumenti più corposi nelle riunioni dei prossimi mesi. Sarebbe, più che un’iniziativa sostanziale, di dare un segnale che la mentalità deflazionistica, che ha caratterizzato per un trentennio le forze produttive nipponiche, deve essere mandata in soffitta.

Il capo della Keidanren, la confindustria giapponese, ieri ha espresso la speranza che il governo del premier Fumio Kishida adotti una serie di misure anti-deflazionistiche. Masakazu Tokura è intervenuto alla convention annuale del Partito liberademocratico di Kishida. “È importante che il Paese lavori insieme per rendere quest’anno un punto di svolta storico nel superamento completo della deflazione che dura da 30 anni”, ha detto il manager.

Si tratta di un discorso che viene dopo che gli accordi salariali hanno registrato un aumento salariale medio del 5,28% nello shunto, secondo quanto ha comunicato il principale sindacato confederale giapponese, la Rengo. E prima dello “shunto”, lo stesso Kishida aveva chiesto alle imprese di aprire i cordoni della borsa, in modo da far riprendere potere d’acquisto alle famiglie e quindi far ripartire i consumi.

Nel 2023 le famiglie nipponiche non sono riuscite a recuperare il peso dell’inflazione indotta dalla crisi geopolitica, che è stata del 3,1%, il tasso più alto in 41 anni. Ma la valutazione data dalla BoJ di questa fiammata dei prezzi è stata che non si trattava di qualcosa di strutturale, quindi non utile al raggiungimento del target d’inflazione del 2%.