“Super Tuesday, il gioco si fa duro” – L’intervista a Carlotta Ventura di FIRSTOnline

29 April 2020

3 Marzo 2020, 6:47 | di Barbara Corrao | FIRSTOnline

INTERVISTA A CARLOTTA VENTURA, Direttrice del Centro Studi Americani – “I risultati del Super Tuesday sono un evento molto significativo delle campagne elettorali dei candidati democratici”. Che cosa dicono i ritiri di Buttigieg e Klobuchar – “Il Presidente Trump vorrebbe Sanders come avversario”.

Il Centro Studi Americani (CSA), giovedì 27 febbraio ha voluto dedicare una serata al Super Tuesday alla presenza di giornalisti ed esperti. Si è parlato non solo dei possibili risultati delle primarie negli USA – nel giorno in cui votano 14 Stati e sono in gioco 1.357 delegati – ma anche di tutte le tappe e i colpi di scena che si potranno verificare da qui alle prossime elezioni presidenziali in programma il prossimo novembre. A poche ore dal giorno-chiave delle primarie Usa, si sono già avuti due significativi abbandoni nella corsa dei democratici – quelli di Pete Buttigieg e di Amy Klobuchar, entrambi con endorsment per Joe Biden. Di questo ed altro abbiamo parlato con il direttore del CSA Carlotta Ventura.

Il super Super Tuesday è un momento cruciale sia per la corsa alla Casa Bianca ma, soprattutto, per gli equilibri all’interno degli stessi democratici. Perché quest’anno ha acquisito un valore ancora maggiore?

“I risultati del Super Tuesday sono un evento estremamente significativo per fornire un indicatore di successo delle campagne elettorali portate avanti dai vari candidati democratici. Dopo la vittoria di Biden alle primarie Dem in South Carolina e la conseguente battuta d’arresto di Bloomberg tutti gli occhi sono puntati sulla sfida di questa sera. Oggi voteranno importanti Stati come Texas, Colorado e Alabama. La novità di questo anno è il fatto che sia stato anticipato il voto della California, che con il suo pacchetto importante di delegati, rafforza ancora di più la rilevanza di questo voto”.

La grande novità dell’ultima ora è stata il ritiro di Pete Buttigieg.

“Molti hanno definito la sua scelta prematura. Ma “Mayor Pete”, dopo il quarto turno di primarie in South Carolina, ha preferito gettare la spugna quando i risultati lo hanno posizionato al quarto posto con solo 8,2% delle preferenze. Se i suoi punti di forza erano la giovane età e l’aver servito nell’esercito (peraltro con un impegno diretto in Afghanistan), a pesare credo sia stata soprattutto la sua poca esperienza di politica nazionale”.

Anche Amy Klobuchar lascia la corsa per la Casa Bianca. Cosa ci dobbiamo aspettare ora che si radicalizza la competizione?

“La polarizzazione che il Super Tuesday impone, consentirà ai candidati di  focalizzare meglio le loro proposte, cercando di intercettare innanzitutto i voti degli altri contendenti che hanno rinunciato. Questa operazione sarà però particolarmente complessa proprio perché dovrà avvenire senza che chi rimane in corsa perda di appeal rispetto ai propri elettori di riferimento.  In questa sfida tra politics e policies, dunque, c’è la chiave del successo che i candidati rimasti in campo cercheranno di ottenere in questo fondamentale Super Tuesday, che determinerà quasi 1/3 dei delegati. Per Buttigieg è un ritiro che dischiude potenzialmente un grande futuro”.

Trump come sta seguendo il duello in campo democratico?

“Il Presidente Trump come suo avversario, si legge, vorrebbe Bernie Sanders. Dato che non ci saranno le primarie repubblicane perché è Trump il candidato, ci sono numerosi repubblicani che voteranno Sanders.  Attenzione però. Sanders all’epoca del coronavirus non va sottovalutato. Dice di sapere cosa prova la gente, comprende le loro preoccupazioni per espandersi dell’epidemia. Non a caso tra le sue proposte c’è la sanità e gli studi universitari gratis per tutti. Non dobbiamo, infatti,  dimenticarci che in America la sanità è privata e non si hanno i soldi per ambulanze e tamponi. Lui non è così distante da Trump nel modo in cui intercetta il pubblico”.

Lei ha citato il coronavirus.  Qualora arrivasse in maniera importante anche negli Stati Uniti, potrà in qualche modo influenzare la campagna elettorale?

“Non credo che questo possa diventare un fattore, a meno che l’epidemia non diventi così importante da portare ad una emergenza che l’attuale amministrazione si dimostrerà poi non in grado di gestire. Ma questa sarebbe una catastrofe di altro tipo che ci si augura non capiti”.

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