Tenera è la notte di Francis Scott Fitzgerald
Quando Francis Scott Fitzgerald decide di iniziare a scrivere un nuovo romanzo nel 1925 non sa che ci metterà quasi nove anni per completarlo. Dopo numerosi cambiamenti, revisioni e stravolgimenti che porteranno la prima versione a essere un altro libro rispetto a ciò che verrà pubblicato, nel 1934 Tenera è la notte viene finalmente alla luce. La stessa luce, brillante, di un romanzo che conquisterà scrittori e critici, apre la storia dei Diver sulla riviera francese.
Sull’amabile costa della Riviera Francese, a metà strada circa fra Marsiglia e il confine italiano, si trova un albergo grande, imponente, color rosa. […] L’albergo e la stuoia di spiaggia bruna e lucente erano una cosa sola. Di prima mattina l’immagine distante di Cannes, il rosa e crema delle vecchie fortificazioni, le Alpi purpuree che cingevano l’Italia si proiettavano nell’acqua e giacevano tremolanti fra le increspature e gli anelli affiorati dalle secche trasparenti per effetto delle piante marine.
La lucentezza che pervade l’incipit del romanzo non fa altro che anticipare i nuclei tematici e i protagonisti centrali al romanzo. Non è un caso che la vita dei Diver, coppia dell’upper class americana espatriata in Europa negli anni Venti, e dei loro simili che gli orbitano attorno venga definita e incorniciata sin da subito come la vita perfetta e patinata di coloro che hanno tutto e a cui non manca nulla. È la vita a cui aspira Rosemary, una giovane attrice esordiente i cui occhi osservano attentamente e con ammirazione i personaggi per l’intera durata della prima parte del romanzo. Il narratore in terza persona, tuttavia, si lascia sfuggire qui e lì dei dettagli della vita degli espatriati americani che tolgono temporaneamente quell’alone di lucentezza. Se da una parte quest’ultimo illumina i personaggi di un bagliore brillante che li rendi quasi divini, intoccabili, dall’altra lo stesso alone acceca il lettore come Rosemary stessa, non permettendo di vedere al di là di ciò che sembra. L’aspetto di Nicole Diver, moglie di Dick, ammirata profondamente da Rosemary, viene subito inquadrato nei termini di una lucentezza che, sebbene ricordata come una sua caratteristica principale, assume i toni di una qualità in decadenza.
Aveva un’espressione dura, quasi rigida, eccezion fatta per un bagliore di dubbio dolce e pietoso che le si affacciava dagli occhi verdi. I capelli, un tempo chiarissimi, si erano incupiti, ma era più bella ora a ventiquattro anni di quanto non lo fosse stata a diciotto, quando la capigliatura era più luminosa di lei.
Ed è la decadenza, il fallimento annunciato a prendere la scena nella seconda parte del romanzo, inquadrata dal punto di vista del dottor Diver. La sezione è ambientata qualche anno prima dei fatti della precedente, quando Nicole e Dick iniziano a conoscersi e poi sposarsi. L’accoppiata, seppur perfetta sulla carta per un giovane medico ambizioso come Dick, si rivela sin dall’inizio un pericoloso e lento avvicinamento alle disgrazie. Nicole non è solo una giovane donna facoltosa, ereditiera di una grande fortuna, ma una paziente psichiatrica in cura di cui Dick, prima interessato a livello professionale, si innamora quasi subito.
La struttura narrativa del romanzo, che dalla terza sezione torna a dirigersi in avanti nel tempo anziché indietro come nella seconda, è “simile a un puzzle-film contemporaneo […] la cui trama – iniziata in medias res – si dipana facendosi largo tra scene dai confini temporali slabbrati e montate in contrasto fra loro” (Antonelli). In questo modo l’architettura narrativa del romanzo mette in mostra il fallimento centrale al romanzo stesso e fa sì che si presenti un mondo ideale nella prima sezione che poi viene gradualmente smentito e smontato dalla seconda parte in avanti.
Come afferma il traduttore dell’edizione Minimum Fax, Vincenzo Latronico, ciò sui cui Dick mette la firma sposando Nicole è un patto che va al di là dei vincoli coniugali e che non può essere rispettato. Le condizioni di vita dell’upper class americana negli anni Venti non possono essere sostenute né da chi viene da fuori come Dick, né dagli stessi socialite. Il crollo continuo, alternato a fasi di illusione ostinata, di Nicole ne è la prova definitiva e i tentativi fallimentari di Dick di correggere non solo il suo tiro ma anche quello della moglie non fanno che incrinare lo specchio di illusioni vissuto dall’élite americana in Europa.
Tenera è la notte è il romanzo che conclude definitivamente l’esperienza europea, non solo degli americani dell’alta società ma anche di Fitzgerald stesso. Lo sguardo dell’autore nei confronti degli anni vissuti in Europa è tutto fuorché malinconico o nostalgico. Spegnendosi, l’alone di lucentezza lascia intravedere le macchie di una vita fatta di pretese di immortalità e fama senza un prezzo da pagare. Alla fine di tutto, dopo che luci si sono spente sui personaggi, rimane solo il conto finale che Dick Diver non potrà più ignorare.
Francesca Titolo
Riferimenti:
- Antonelli, Sara. “Prefazione”. Tenera è la notte, Francis Scott Fitzgerald. Roma: Minimum Fax, 2019.
- Latronico, Vincenzo. “Il fallimento è la norma”. Tenera è la notte, Francis Scott Fitzgerald. Roma, Minimum Fax, 2019.
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