Una “NATO globale” per contenere Russia e Cina

di Giorgio Catania, Junior Fellow del Centro Studi Americani

Una “NATO globale” per contenere Russia e Cina. Così molti analisti hanno definito il progetto dell’Alleanza Atlantica all’indomani dell’ultimo vertice svoltosi a Bruxelles il 7 ed 8 aprile. Oltre ai 30 membri dell’Alleanza hanno infatti partecipato altri 8 Stati: quattro europei, tre dei quali confinanti con la Russia (Svezia, Finlandia, Georgia e Ucraina) e quattro dell’area Asia-Pacifico (Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda).

Il meeting è avvenuto su iniziativa di Joe Biden e del Segretario di Stato americano Antony Blinken. Da tempo gli Stati Uniti stanno cercando di allargare la rete di alleanze, coinvolgendo nei meccanismi decisionali della NATO la Georgia, l’Ucraina, i partner dell’Asia-Pacifico e quelli del Nord Europa perché le conseguenze della guerra hanno “ramificazioni globali”. Il segretario generale Jens Stoltenberg ha infatti sottolineato la necessità di ampliare l’impegno dell’Alleanza anche oltre i suoi attuali confini. Questo perchè nel prossimo futuro si prospetta una divisione in blocchi in cui da una parte c’è la NATO – in una nuova forma che sarà definita al prossimo vertice di Madrid di giugno 2022 – e dall’altra c’è un asse autoritario a guida Cina-Russia.

È ormai appurato che, nel breve periodo, le sanzioni economiche contro la Russia non daranno l’effetto sperato ed è sempre più fondato il rischio che Mosca dialoghi con altre parti del mondo – oltre alla Cina – alla ricerca di nuovi acquirenti per le sue materie prime e di fornitori per i beni di consumo (specialmente nel campo dell’alta tecnologia).

Washington ritiene dunque vitale consolidare i rapporti con i Paesi dell’area Pacifico. Una “NATO globale” sarebbe strategicamente molto rilevante, non solo per imbrigliare Putin ed i suoi disegni strategici ma anche per lanciare un segnale alla Cina. Sin dall’inizio della guerra, infatti, Pechino non ha condannato l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Pur sostenendo il principio dell’integrità territoriale, Xi Jinping ha indicato la politica espansiva della NATO come il fattore scatenante della guerra.

Da settimane gli Stati Uniti ed i paesi occidentali stanno pressando la Cina affinché condanni la guerra e metta di conseguenza Putin all’angolo. Ma questo non potrà accadere e la Cina manterrà una posizione che sulla carta è equidistante ed ambigua ma nel concreto è vicina alla Russia. Xi Jinping guarda alla questione ucraina come un “laboratorio” per studiare le reazioni occidentali, in modo da capire cosa dovrà aspettarsi quando deciderà di invadere Taiwan. I rapporti tra Mosca e Pechino – già molti stretti prima della guerra – sono destinati ad intensificarsi, non solo economicamente ma anche strategicamente. Xi Jinping e Putin condividono infatti la volontà di creare un nuovo ordine mondiale, rovesciando l’ordine internazionale a guida Stati Uniti.

La decisione di invitare Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Corea del Sud al vertice della NATO risponde alla necessità di rafforzare il posizionamento dell’Alleanza Atlantica nell’Indo-Pacifico, in connessione con le potenze regionali. Una mossa che non piacerà alla Cina, che già a settembre 2021 aveva criticato il patto AUKUS parlando di “alterazione degli equilibri nell’area”.

Inoltre, i partner invitati possono dare un contributo significativo agli stati europei nel processo di affrancamento dalla dipendenza del gas russo. L’Australia è infatti uno dei principali produttori di gas e potrebbe dunque dirottare una parte del suo gas verso i porti europei. Giappone e Corea del Sud sono tra i più grandi consumatori e, a questo proposito, gli Stati Uniti stanno chiedendo loro di rinunciare ad una quota del gas americano che hanno già prenotato, così da poter incrementare i flussi verso l’Europa.

Sono molti gli Stati che non hanno preso le distanze dall’invasione russa e che non perdono l’occasione per mostrare una certa vicinanza al Cremlino. A tal proposito la diplomazia americana si sta muovendo per tagliare i legami tra Mosca ed alcuni Stati. Il Dipartimento di Stato americano ha preso atto del fatto che alcuni Stati (come India, Sudafrica, Messico e Brasile) si sono astenuti sulla mozione per estromettere la Russia dal Consiglio per i diritti umani dell’Onu (la Cina ha votato contro). Di conseguenza, Washington ha pianificato una serie di bilaterali con questi paesi. L’obiettivo? Isolare politicamente ed economicamente la Russia di Putin.

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